Quando non esistevano i selfie - 2018

Gran Teatro La Fenice di Venezia: Maria Caniglia                                       Umberto Borsò

Riordinando tra i ricordi di mia madre ho trovato delle foto con firma autografa autentica di alcuni dei più noti cantanti lirici italiani: alcuni raggiungesero l'apice del successo come tenori o soprani negli anni del fascismo altri nel secondo dopo guerra.

Non mi sono stupita di questi ritrovamenti, mia madre mi parlava delle sue frequentazioni giovanili a La Fenice e di un maestro de La Fenice che ebbe l'ardire di presentarsi ai nonni per proporsi gratuitamente come insegnante di canto della figlia, sostenendo che "Nella" aveva una voce naturale da soprano. Per i nonni le cantanti sia di opera sia di canzonette erano solo delle facile prede di un mondo equivoco e non consono alla "gente per bene". Motivo per il quale l'intraprendente e generoso maestro fu allontanato in malo modo.

Comunque la passione per la lirica, Le è rimasta negli anni. Conosceva a memoria tutte le arie più celebri di Verdi, Donizetti, Puccini, Bellini, Rossini, Bizet ecc. e ha custodito gelosamente per decenni le foto dei suoi miti.

Tra le foto spicca quella del tenore marchigiano Beniamino Gigli; poi il soprano napoletano Maria Caniglia, superba nella Tosca andata in scena a La Fenice di Venezia nel 1954, insieme al tenore toscano Umberto Borsò.

Meno conosciuta, ma non di certo di minor valore, è il soprano romano Marinella (Anna Maria) Meli, se non fosse per altro che era tra le poche soprani al mondo che poteva subentrare negli spettacoli successivi alla prima alla Maria Callas ne "La Traviata" o nel "Rigoletto".

Ciò che mi ha più colpito della Meli che abbia dedicato tutta la vita al canto, non solo diventando insegnante ma anche sposando il noto maestro Fernando Jacopucci, tenore verdiano dalle indubbie doti vocali.

E come la dedica menziona "Per ricordo", con questo articolo voglio testimoniare che così è stato dai lontani anni '50!